domenica 2 dicembre 2012

DANIEL GILLIES: LA PRESENTAZIONE DI KINGDOM COME


Come sappiamo, Daniel Gillies, oltre che fantastico interprete in The Vampire Diaries di Elijah Mikaelson, secondogenito di Mikael ed Esther, membro della Famiglia Originaria, è impegnato nello show Saving Hope. Ma il bellissimo e talentuoso Daniel è anche regista e ha recentemente presentato il suo primo film: Broken Kingdom.
Unitamente al film, la cui lavorazione ha coperto anni,  Daniel ha realizzato anche un documentario sulla lavorazione del film stesso, dal titolo Kingdom Come.
Di seguito, vi proponiamo un’intervista realizzata da buzzinefilm.com proprio in occasione della presentazione del documentario.




Nicole Rayburn: I capelli e la barba lunghi che porti sul set sono fantastici. E’ stata una scelta personale decidere di non tagliarli finchè il progetto non fosse finito?
Daniel Gillies: Assolutamente sì.
NR: Sei riuscito a convincere qualcun altro a seguire il tuo esempio?
DG: No, a dir la verità sono stato l’unico. Avevo certo qualche opportunità di lavoro come attore che avrei potuto sfruttare, ma ho sentito che l’unica cosa pazzesca da fare… per calarmi davvero nella parte… era farmi crescere la barba… per sembrare un Unabomber. Perché se non l’avessi fatto, avrei scelto di tornare indietro e non concludere il progetto, no? Ora è piuttosto figo avere la barba. Fa un po’ hipster. E’ stata totalmente una mia decisione.
NR: Lo capisco bene. Sono colpita dalle inaspettate risposte che sto ricevendo. Penso che le persone non pensino a quanto veramente ci voglia per superare se stessi per riuscire a fare le cose che vogliamo fare.
DG: Che bellissimo e poetico modo per dirlo, sì. Hai completamente ragione.
NR: Il nostro sito sostiene gli sforzi dell’umanità. Buzzine è “ dove va il bene”. I tuoi sforzi sono esattamente il nostro pane.
DG: Apprezzo molto che ci supportiate. Grazie davvero.
NR: Quando avete deciso di iniziare a fare un documentario? Mentre cercavate di realizzare il vostro film?
DG: E’ successo più o meno a metà strada, penso in un momento imprecisato a metà- fine del 2009. Penso che fossimo talmente frustrati che ci dicevamo “Sentite, abbiamo bisogno di trovare una situazione per cui ne usciremo vittoriosi in ogni caso. Quindi, sentiamoci vincitori anche se falliamo”. Hai capito? Quindi perchè non filmiamo questo – tipo, ascolta, “Qual è lo scenario peggiore possibile?” ci siamo chiesti, e ci siamo risposti: “Beh, il film non verrà mai realizzato, io perdo Rachel in qualche modo, che Dio me ne scampi”. E io penso: “Beh, allora qual è la via per farne una vittoria?”. La via per trasformare una brutta situazione in una vittoria è farci su un documentario perché, a prescindere a quanto disastroso possa essere, è comunque una vittoria. E’ pur sempre un trionfo. Hai presente? Ecco, abbiamo iniziato circa così.
E grazie a Dio ero un po’ ubriaco quando io e John ci abbiamo pensato, perchè –veramente- l’idea poteva nascere soltanto da una situazione simile. In un certo senso, aveva un che di nichilistico. Inoltre non volevamo scendere a compromessi. La gente continuava a dirci: “Dovete mettere nel film i vostri amici famosi. Se fate recitare i vostri amici famosi… farete il film. E poi noi ve lo finanzieremo”, ecco cosa dicevano. E noi rispondevamo che non volevamo compromettere il film, capisci, non volevamo proprio.
NR: E’ fantastico. Lo amo. Come pensate che il vostro progetto parlerà alla tipica donna di casa, che ne so, alla casalinga dell’Idaho, che ha qualche grosso ostacolo che ha bisogno di superare? Lei non ne sa niente dell’industria cinematografica, come pensate che il vostro lavoro si possa relazionare a lei?
DG: E’ veramente un’ottima domanda. Penso che questo film sia una chiamata alle armi per gli artisti. E’ la saga di Don Chisciotte, seriamente. Dice semplicemente: “Guarda, qualsiasi cosa tu faccia, devi sempre perseguire il tuo sogno con tutto ciò che sei”.
E non ha importanza se la casalinga dell’Idaho voglia aprire un negozio di torte o se sia o meno interessata a darsi alla falegnameria. Il film ti spinge ad intraprendere una ricerca, e penso che sia questo che lo renda così vicino alle persone.
fonte TVD Italia


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