lunedì 10 settembre 2012

INTERVISTA A JOSEPH


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La carriera di JOSEPH MORGAN, il nostro affascinante Klaus, si struttuta maggiormente sul cinema. 
Come sappiamo, Joseph ha partecipato a diversi kolossal hollywodiani, ma come lui stesso spesso ammette è il cinema di nicchia indipendente il suo habitat preferito. 
Leggiamo cosa ha raccontato in questa intervista, sull'argomento.
D: Fare l’attore di solito è un sogno infantile… Quale è stato il tuo primo tentativo in assoluto come attore? 
J: Quando ero davvero piccolo, forse avevo cinque anni, i miei nonni materni mi portarono a vedere una messa in scena di Peter Pan. Mentre tornavamo in taxi a casa ero in silenzio, così tanto che loro pensarono che non mi fossi divertito. Quando mi chiesero cosa non andasse, dissi che stavo cercando di escogitare il modo per fare un uncino per la mia mano. Stavo progettando di ricreare l’intero spettacolo per i miei genitori una volta tornati a casa. Una gruccia di metallo dopo ero pronto. Questo fu il primo tentativo che riesca a ricordare, ma abbiamo sempre avuto una scatola con vestiti a casa e io ero sempre lì a travestirmi e creare personaggi. 

D: Ben e Luke hanno scritto il ruolo di A.J. Budd per te. La vostra è un’amicizia di tanti anni, questo ti ha fatto sentire maggiormente sotto pressione? 
J: Assolutamente no. Anzi per me è stato possibile lavorare con un regista in un modo molto più coinvolgente di quanto mi sia successo finora. È stata una’opportunità per collaborare davvero dalle primissime parole scritte fino alle ultime fasi del montaggio. Inoltre c’era già un livello di fiducia fra noi, quindi al limite questo ha eliminato la pressione. Andava bene sbagliare in un ambiente in cui mi sentivo al sicuro. 

D: C’è un’atmosfera pesante e di disagio nel film e tu reciti quasi tutte le scene da solo: come ti prepari per interpretare un personaggio così complesso? 
J: Molta della mia preparazione è stata fatta con il consulente militare/produttore Billy Budd. Lui mi ha fatto capire davvero cosa significhi essere un royal marine, dal modo corretto per dar la forma al tuo berretto a come fare il giuramento. Luke è stato anche disponibile a provare, cosa che è un lusso quando lavori in un film. Per manifestare compiutamente il peso dell’isolamento ho dovuto riportare a galla alcune esperienze di vita negative, e poi essere sullo schermo quasi tutto il tempo ha significato che ho dormito poco. Questo ti distrugge emotivamente. 

D: C’è un po’ di te in A.J.? 
J: Certo. Devi far emergere le parti di te affini al personaggio. Per quanto diverso da te possa essere, ti sforzi di trovare quella affinità. 

D: Qual è la caratteristica che ti piace di più e quella che non ti piace del personaggio che interpreti in Warhouse? 
J: Quello che mi è piaciuto di più nell’interpretare A.J. Budd è stato il percorso che ha fatto. Interpretare un personaggio nell’arco di un paio di anni mi ha dato la possibilità di farlo arrivare in un posto completamente diverso da quello da cui partiva. Cavalcare le sue montagne russe emotive passando per confusione, disperazione, pazzia e speranza (giusto per dirne alcune) è stato massacrante ma alla fine una delle esperienze attoriali più gratificanti della mia carriera. Non sono sicuro che qualcosa di lui non mi sia piaciuto. Sebbene stessi girando Warhouse da relativamente poco tempo, sono arrivato a capire A.J. e simpatizzare con lui. Sono dalla sua parte quindi trovo difficile non appezzare qualche suo aspetto perché capisco da dove proviene. 

D: Qualche aneddoto divertente del set? 
J: Parecchi aneddoti divertenti. In particolare essere coperto di sangue verde, che è fondamentalmente fatto di sciroppo, e capire troppo tardi che in casa c’era come minimo un nido di vespe. Immaginati me che corro tutto ricoperto per casa gridando di essere inseguito da uno sciame di vespe. È stato molto divertente. Non per me, ma Luke si è divertito un sacco! 

D: Dopo un film “al chiuso” sei passato a un film “all’aria aperta” con lo stesso gruppo e hai girato 500 Miles North. Ci puoi dire qualcosa di più? 
J: 500 Miles North è la storia di due fratelli separati che vanno insieme in Scozia per spargere le ceneri di loro padre in un lago secondo le sue ultime volontà. Nel corso del viaggio devono superare una serie di prove per avere diritto alla loro eredità. Tanto divertimento nel girarlo e da quello che visto un film spassoso eppure toccante. Non vedo l’ora di vederlo. 

D: Qual è la differenza fra lavorare a una serie televisiva e a un film? Quale preferisci? 
J: La differenza è fondamentalmente il tempo. In tv sai che ogni episodio deve essere di una certa durata, quindi se dici le tue battute lentamente te le taglieranno per stare nel tempi. Sembra superficiale ma è così che va. In un film il regista ha molto più controllo, quindi tutto può risultare molto più gratificante, in base al regista. Amo fare entrambi, la varietà mantiene le cose interessanti.

D: Sei tornato dall’Ungheria dove hai girato Open Grave. Quali sono i tuoi progetti dopo questo film? 
J: Credo che tutti sappiano che sono tornato nella stagione 4 di The Vampire Diaries, che mi terrà impegnato fino ad aprile 2013. Sono anche nella fase finale di post produzione di Revelation, un cortometraggio di cui sono regista e che vede Persia White come attrice. Luke è stato qui il direttore della fotografia. Ci rimangono circa tre settimane di post produzione prima di mandarlo ai festival. È davvero un progetto che mi ha appassionato, ne sono molto orgoglioso. 

D: Non ti abbiamo ancora mai visto in una commedia, è qualcosa che ti piacerebbe fare? 
J: Il mio ruolo in 500 Miles North è probabilmente quello che più si avvicina a un ruolo brillante, ma sì a un certo punto avrò voglia di fare qualcosa di un po’ più leggero. 

D: Sostieni l’ente benefico Positive Woman e questo per te è molto importante. Ti aspettavi tutto questo sostegno dai fan? 
J: Non l’avrei mai detto. Si sono attivati in un modo così incredibile. I soldi che abbiamo raccolto faranno la differenza in Swaziland. Sono orgogliosissimo di tutti loro e così colpito da come abbiamo sostenuto questa causa come se fosse la loro.
 
D: Ultima domanda: sei mai stato in Italia? 
J: Sono stato a un matrimonio a Sorrento circa cinque anni fa e l’ho trovata bellissima. 






fonte TVD Italia




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