martedì 25 marzo 2014

[THE ORIGINALS] DANIEL GILLIES INTERVISTA A CUORE APERTO

Daniel Gillies è il protagonista a cuore aperto per Hollywood Journal.Heather Courtney Quinn ci svela con una serie di domande un lato celato di Daniel, abituati a vederlo nei panni del nobile Elijah in questa intervista entriamo a contatto con gli aspetti più privati della sua vita di papà, esploriamo anche cosa significhi l’arte nella vita di Daniel e come si approccia al suo lavoro. Proseguite nella lettura se volete conoscere meglio questo grande attore inarrestabile. 




Daniel Gillies: L’arte è la forma più alta di preghiera.
di Heather Courtney Quinn
Ho avuto recentemente la possibilità di acchiappare Daniel a casa quando è tornato per uno dei suoi week-end di ventiquattrore in famiglia. Daniel e mio marito fecero, qualche anno fa, un pilot insieme per la NBC e, da allora, sono rimasti buoni amici. Durante gli anni ho imparato a conoscerlo e lui impersona perfettamente “l’anima dello showbusiness”, perché è un vero artista nel cuore.
Daniel sta attualmente finendo le riprese della prima stagione di “The Originals” per la CW. Interpreta anche un dottore nella serie “Saving Hope” della NBC, per la quale è impegnato a girare il resto dell’anno. Lui mette così tanta passione in quello che fa che, onestamente credo che lo farebbe anche senza essere pagato.

Heather Courtney Quinn: Con un calendario di riprese così pieno, come fai a restare ispirato? 
Daniel Gillies: Narcisismo (ride). Sono una persona che tiene molto al lavoro che fa. Sono grato per questo… ma sono sicuro che se allentassi un pochino, potrei essere più felice. Ci deve essere un certo grado di comprensione dell’universo in cui ti stai avventurando. Per essere chiari la mia vanità non mi consente di arrivare su un set impreparato. Quella fluidità e naturalezza a cui arrivi in una performance è raggiungibile solamente se fai un sacco di lavoro quando non si vede. Camminare sulla linea sottile del realismo magico porta via un sacco di energie e, per rimanere ispirati, devi continuare a trovare il divertimento. Io mi posso divertire solo se lavoro sodo. Ho una paura tremenda di accettare qualche lavoro che sia meno impegnativo di quello di cui sono capace; è questa paura che mi tiene motivato.
HCQ: Qual è stato il miglior consiglio che ti abbiano mai dato per la tua carriera? 
DG: Il miglior consiglio che abbia mai ricevuto è stato dal meraviglioso insegnante di recitazione Neo Zelandese Raymond Hawthorne. Insegnava alla Royal Academy of Dramatic Arts di Londra. Mi disse“Tesoro, fregatene della recitazione!” gli chiesi “Cosa vuoi dire?” e mi rispose “E’ tutto molto bello, reale e naturale, ma a volte riesci ad apparire così naturale che sei finto.” Così spesso sono in una scena con un attore che aspetta di sentire prima di recitare, ed è come… “dai fregatene della recitazione”… dì solo le tue stronzate e vattene. I comici di solito sono più portati ad osservare le regole del teatro. Hanno una migliore comprensione delle proprietà ritmiche della scena; I sentimenti sono una conseguenza delle azioni; loro vogliono vedere che agisci di fronte alle avversità.
C’è un’altra meravigliosa applicazione di questa massima così cruda; “Andare avanti con la tua recitazione” può anche significare “non aspettare di essere assunto”. Quando io ed i miei amici in Nuova Zelanda non eravamo in nessuno show o non stavamo girando l’unico film americano che era in città quell’anno, continuavamo a recitare. Andare a lezione… studiare… esercitarci. Io non posso capire come gli attori possano dire “oh, se solo avessi quell’opportunità, sarei fantastico”. Devi andare e crearti le opportunità da solo.
HCQ: Cosa ti piacerebbe fare che adesso non stai facendo? 
DG: Ballare e cantare con mia figlia. Tenere in braccio mia figlia è la più bella sensazione che abbia mai avuto, oltre ad abbracciare mia moglie. Non c’è niente come il sentire il suo respiro vicino alla mia faccia ed ascoltare le sue risa quando la fai divertire. Sono terrorizzato dal bene che posso volere a questa persona.
HCQ: Quanto spesso riesci a vederla? 
DG: Una volta a settimana per nove o dieci ore se sono fortunato. Ho appena risposto ad una tua domanda sul crescere delle emozioni ed adesso mi emoziono con questo quesito. Ho una vita molto fortunata e sono benedetto; ho una bellissima moglie… uno show che sta andando bene. Ma gli esseri umani sono tribali… dovrebbero vivere con gli altri. Ci si aspetta che le famiglie siano lì le une per le alter per crescere insieme… e l’unico svantaggio rispetto a tutti i privilegi è che c’è qualcosa di innaturale in questo. Questo è il prezzo, almeno credo.
HCQ: Qual è la tua filosofia nello scegliere un nuovo progetto? 
DG: Sopravvivere… ed essere pagati. Questa è una domanda importante e la risposta è qualcosa che la gente ha bisogno di ascoltare, solo una minima percentuale riesce davvero a scegliere. La maggior parte di noi ha solo bisogno di pagare i conti. Quando accettai entrambi gli show che sto facendo, li presi perché mi servivano i soldi.
HCQ: Perché avevi girato il tuo film? 
DG: Ho preso tre anni di pausa per girare il mio film. Ero in debito di $110,000. In questi giorni faccio il lavoro che mi si prospetta; le uniche cose che sono riuscito a scegliere sono i film che faccio. Sono molto orgoglioso del mio primo film, Broken Kingdom, ed attualmente sto scrivendo il secondo; vicino a Charlotte, che è quella per cui sto facendo tutto questo.
HCQ: Cosa fai per rilassarti? Scrivere è qualcosa che ti rilassa? 
DG: Tuo marito mi ha consigliato di provare quest’arte marziale chiamata Muay Thai (Boxe Tailandese n.d.r.). Ho cominciato tre anni e mezzo fa e non sono molto bravo, ma l’adoro. Non so perchè, ma qualcosa di primitivo si è risvegliato in me — Ho fatto questa scoperta rivelatoria: adoro tirare pugni e calci. Adesso sono finito a praticare Muay Thai e Taekwondo. Taekwondo era adorabile e probabilmente più adatto a me perchè sono un attore, ma la Muay Thai mi ha reso un combattente migliore. Mi fornisce un grado di pace che è meraviglioso. Ho cominciato da quattro anni e sto appena iniziando ad imparare come calciare… e questa è davvero l’arma fondamentale di questo sport.
Poi leggo molto, e scrivo molto… ma non necessariamente per rilassarmi perchè mi mette in tensione. E’ più un investimento su me stesso e per il mio futuro. So che realizzerò il film che sto scrivendo… ma è una fase in cui bisogna essere coscienziosi.
HCQ: Quali libri stai leggendo? 
DG: Ho appena finito “David e Goliath” di Malcolm Gladwell ed “Il Diavolo nella Città Bianca” (The Devil In The White City) di Erik Larson. Io sono uno di quei tipi che ha dodici libri a fianco del letto che restano li per tipo tre anni. Ho libri come “Gravity’s Rainbow” di Thomas Pynchon che è rimasto accanto al mio letto per quattro anni; ed anche “Inherent Vice”. Paul Thomas Anderson sta dirigendo il film ed io devo assolutamente leggerlo prima che esca al cinema. Mi piace tutto ciò che ha a che fare con lo spazio… questo è quello che faccio per rilassarmi. Mi piace leggere ed imparare cose sui quasar, buchi neri, supernove e la struttura dell’universo… teoria stretta. Adoro l’idea degli universi paralleli. E’ ancora abbastanza fuori dalla mia portata, ma mi piace.
HCQ: Hai vissuto ad Atlanta dove passi una parte dell’anno, e poi l’altra parte risiedi a Toronto. Cosa ti piace di questi posti e cosa ti manca di Los Angeles? 
DG: Toronto mi ha sorpreso. Pensavo che sarei stato accolto con il proverbiale calore canadese, ma è una delle città più fredde a livello emotivo. E’ curiosamente distante. Non sto parlando della gente con cui lavoro… loro sono fantastici. Quando sono a Toronto, mi manca il Sud. Ad Atlanta la gente è molto dolce e gentile. Ti salutano per la strada. La ragazza che ti imbusta la spesa ti chiama “tesoro” almeno 27 volte prima di chiederti “contanti o carta”. Il Sud dà veramente valore alla famiglia. Ma quello che mi manca di Toronto quando sono ad Atlanta è che Toronto è così ricca culturalmente. Una settimana c’è Philip Glass che suona nel parco di Trinity Bellwoods, poi la settimana dopo ci può essere una mostra di Salvador Dali all’altro capo della città. Ci sono spettacoli continuamente, a teatro, concerti. E anche la loro parata del Gay Pride mette fuori concorso tutto quello che ho visto a Los Angeles, San Francisco o Sydney.
HCQ: Se potessi vivere ovunque, che città sceglieresti? 
DG: New York… senza dubbio. Adoro Manhattan. Non porterei mai mia figlia a New York..a meno che non avessi una di quelle casette di pietra. O forse nell’Upper Wast side, Brooklyn… Williamsburg, Park Slope o Carroll Gardens. Mi piace l’energia del posto. Adoro anche Los Angeles, è un posto così semplice.
HCQ: Qual è il tuo peggior vizio? 
DG: La cioccolata. Ho fatto una dieta strettissima nel 2012 ed ero diventato così snello mangiando bene… ma continuavo a mangiare la cioccolata.
HCQ: Se dovessi lasciare il mondo oggi, quale sarebbe il tuo messaggio per gli altri? 
DG: Questa è una domanda che mi intimidisce ed ispira allo stesso modo. La ragione per cui mi intimidisce è che sento che sto provando a farlo adesso, e, credo che anche tu ed Ed ci state provando. Penso che quello che crediamo sia il nostro messaggio è che vogliamo lasciare dell’arte dietro di noi. Il mio film, Broken Kingdom, dice molto di quello che realmente sono come persona, molto più di tutte le altre performance che ho fatto in altri show. Nella prefazione di Oscar Wilde al Ritratto di Dorian Gray… praticamente fa un sermone su cosa è l’arte e conclude con, “tutta l’arte è abbastanza inutile”. Alcune persone sono offese da quel commento ma è così bello e romantico. Per esempio, hai bisogno di cibo e riparo per sopravvivere… ma non ci serve l’arte. Ma è una cosa così bella che noi perseguiamo l’arte, anche se non ne abbiamo bisogno. Qualcuno vorrebbe controbattere che ne abbiamo bisogno a livello emozionale, ma se non ci fosse arte nel mondo, non è che l’umanità non potrebbe continuare.
Il punto è… noi creiamo perchè lo amiamo e ci portiamo dentro quel desiderio inspiegabile di dire qualcosa sul nostro posto nell’universo. Non sono un tipo religioso, ma credo che ci sia una qualche sorta di magia. Qualcuno lo chiama Dio… io non so come chiamarlo… la frequenza che esiste tra, intorno e sotto tutte le cose. Mi piace dedicare la mia energia per dire grazie a qualsiasi cosa sia… ed il mio ringraziamento è l’arte. E’ la mia versione di preghiera. So che può suonare strano… ma, per me, l’arte è la più alta forma di preghiera.


fonte TVD Italia

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