venerdì 31 maggio 2013

ANCORA DALLA RUSSIA: INTERVISTA AD IAN

Qualche giorno fa, abbiamo pubblicato le bellissime immagini di Ian Somerhalder in Russia, circondato dal calore e l’affetto dei fan. Vi proponiamo anche un’intervista dove l’interprete del nostro affascinante vampiro si racconta.
Il nostro Ian ha parlato delle difficoltà incontrate nella carriera di attore, di sogni e aspirazioni che si sono realizzati, del suo approccio alla vita e di ciò che gli ha trasmesso questa esperienza.


Prima di tutto vorrei chiederti com’è stato lavorare con Ivana, cosa hai imparato da lei e qual è la cosa più importante nell’essere un attore?
Ian: Stiamo già registrando?
Sì, questo è il microfono, te l’ho fatto vedere prima.
Sì, è che pensavo che forse ci saremmo connessi in diretta alla radio.
No, no, iniziamo.
*Beve *
Il motivo per cui sono qui è alquanto interessante. Qualche tempo fa, dopo aver lavorato per “LOST” avevo la sensazione di aver fatto un importante e serio lavoro. Allo stesso tempo volevo diventare qualcuno tipo Johnny Depp, volevo lavorare su piccoli film, film indipendenti, recitare nei teatri di New York, e tutto questo lo facevo prima di “LOST”, era bellissimo. Ma, ad un certo punto, dopo il successo dello show, avevo perso la scintilla. Ero completamente fuori, non capivo il ruolo, in qualche modo mi sono sentito modesto e incapace. Non riuscivo a trovare un lavoro, non mi prendevano per i lavori che volevo. L’industria cinematografica – è un ambiente tremendamente competitivo. Sognavo da anni di lavorare con Ivana Chabbak, e mi sono deciso di andare alle sue lezioni. È stata un’esperienza fenomenale. Se avessi la possibilità di tornare in qualsiasi momento indietro nel tempo , tornerei lì. Era qualcosa di completamente nuovo, ho fatto una ricerca su me stesso e sulla vita. Lei mi ha insegnato che la cosa più importante è di creare un legame con il materiale. Quando si legge una pagina del copione, dove vivono i personaggi e i loro sentimenti – questa è una storia artificiale , non reale, che in realtà non è mai accaduta, a meno che non si tratti di una storia basata su fatti reali, e anche in questo caso nel copione rimane poco degli avvenimenti reali. E se questi personaggi ti sono estranei, se per te non sono nessuno e non credi in loro, il pubblico lo capirà subito. Allora non sei vero, non sei legato a loro. Ivana, invece, ti obbliga a creare una nuova storia, reale, con persone vive e storie legate a loro. Io e tu, siamo seduti adesso su una nave, chiacchierando, ma se mi metti davanti una camera e mi dai un testo che per me non ha alcun significato – non sarò più credibile. Tutto questo per dire che Ivana mi ha insegnato alcune cose molto importanti. Per esempio, l’umorismo – è la cura al dolore, è una specie di bendaggio. Tutti nella vita sentono dolore. Anche i personaggi, perciò bisogna tentare di rappresentarlo in un modo nuovo, diverso, e non in modo rettilineo e piatto. L’umorismo fa sorridere, ti fa guardare la vita negli occhi. Io interpreto il personaggio di Damon Salvatore in “The Vampire Diaries”, lui non è nessuno per me, non è reale. Quando recito una scena con mio fratello e per qualche motivo stiamo litigando, non sto litigando con l’attore Paul Wesley, sto litigando con la mia vera sorella, o fratello, non importa. Mi immagino qualcuno della mia propria vita, me lo immagino come un personaggio di questa scena. E allora mi lego allo scenario. È una catena che mi lega alla vita reale e al copione. Questo è il processo più mistico e bello del mio lavoro, e funziona perché crea qualcosa di reale, di vero per me. La mia vita si riempie di realtà, non di finzione, anche se tutt’intorno c’è una situazione completamente artificiale. In questo modo vivo molte vite, non una sola. Sai, mi sento come se le nubi si aprissero e su di me discendesse una luce. È una sensazione indescrivibile. Cerco di discutere ogni parola con Ivana. Questo dà molto a me e alla mia vita. E non vedo l’ora di avere ancora più lavoro, e ancora di più e di più.
Qual è la parte più difficile del tuo lavoro?
Ian: Dormire. Non ho mai tempo per farlo. Scherzo. No, sto solo scherzando. In realtà la cosa più difficile è trovare i pezzi giusti da inserire nell’opera. A volte riesci subito a capire cosa ti serve, a volte, invece, distruggi semplicemente l’immagine e l’opera. Trovare le idee giuste e l’umore giusto è la cosa più difficile.
Molti dei nostri attori dicono che sul palcoscenico bisogna vivere. Sei d’accordo?
Ian: Sai, la traduzione di questo obiettivo nella nostra realtà è molto importante. Intendo dire che bisogna sempre vivere. Io ho un tatuaggio sul braccio, vedi, significa “qui ed ora” in latino. Bisogna essere presenti in questo momento. Perché noi, umani, viviamo di solito nel passato o nel futuro. Non viviamo qui ed ora. Questo non va bene, specialmente per gli attori. È un male. Perciò, forse è questo che intendono, l’idea di dare te stesso e tutte le tue energie ora, e non dopo.
Hai delle regole di vita?
Ian: Cerco di divertirmi, ma cerco anche di fare molto per salvare l’ambiente, gli animali. Perciò, oltre al divertimento, cerco di salvaguardare, proteggere, difendere e di non essere una forza distruttiva per questo mondo. Non voglio prendere da niente e da nessuno più di quello che io stesso posso dare. Non dalla vita, non dal mondo, non dalle persone.

Cosa ci dici della Russia? Ti piace qui?
Ian: Qui è meraviglioso. Certo, mi piacerebbe avere più tempo, ma ho già capito che le persone qui sono interessanti, e anche l’architettura colpisce. Ieri sono stato ad una mostra, ho visto quadri impressionanti. C’è un’atmosfera particolare qui. Mai nella mia vita ho visto tante belle donne e, in generale, qui le persone sono belle fuori e dentro. Quando si inizia a parlare con qualcuno, si percepisce che c’è qualcosa in ogni persona, ogni persona ha qualcosa da raccontarti, ogni persona ha dei pensieri. Le persone qui sono profonde.
Cos’è per te l’arte? L’arte moderna? Come la percepisci? Ti senti parte di essa?
Ian: È una domanda interessante. Cos’è l’arte… è una concezione molto soggettiva per ogni persona. Ma per me l’arte è tutto ciò che suscita emozioni in me. Emozioni, che non ti aspetteresti da te stesso in quel momento. Amore, paura, disorientamento, il senso di bellezza. Vengono fuori in forme e dimensioni così diverse. Sono certo che arte può essere il disegno di un bambino, e può esserlo una parte del dipinto di Monet. Ma i veri artisti riescono a disciplinarsi. Sanno lavorare duramente, perché per essere un’artista bisogna essere disciplinati. E quando le persone nell’arte non cercano di forzare se stessi a fare di più, qualcosa di meglio, più interessante, differente, di imparare dalla vita, allora non tutte le loro opere diventeranno arte. Qualcosa rimarrà un semplice disegno. Non susciterà niente in nessuno. I veri artisti, e tutti quelli che hanno a che fare con l’arte, devono disciplinare se stessi.
Scusate per l’interruzione, dobbiamo andare a pranzo tra 5 minuti, posso accompagnarvi?
Ian: Guarda, è stato un piacere parlare con te.
Anche per me. *Si abbracciano* Sei proprio un macho.
Ian: Oh, si, macho.
Buona giornata.
Ian: Anche a te, grazie!


fonte TVD Italia


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